Era 16 marzo del 1978, avevo dodici anni, un bambino e avevo cominciato le scuole medie, quella mattina ero a scuola, e mi ricordo ancora , la porta della classe, si aprì e un altro professore, parlo con la nostra professoressa , era agitatissimo, capì solo che avevano rapito il Segretario della Democrazia Cristiana.
L’agguato di via fani
Avevano ucciso tutti gli uomini della scorta, gridarono, poi ci fecero uscire per andare a casa prima, tornato a casa, ricordo che attraversammo vari posti di blocco della polizia quel giorno.
Vidi poi nei tg in edizione speciale ripetuti tutto il giorno ed in quelli a seguire, le immagini degli uomini uccisi, le due auto con l’alfetta bianca crivellata di colpi che aveva tamponato , l’ auto scura davanti.
Seppi poi anni dopo , che faceva parte del piano dei brigatisti, farsi tamponare, un uomo a terra , con le braccia larghe spalancate, Michele Iozzino, agente di PS.
Iozzino era stato l’unico a uscire dall’auto che quel gesto, l’uscire dalla macchina sparando, contro i criminali, una prova di coraggio, era caduto pochi istanti dopo, anche lui crivellato ma ci aveva provato.
La morte impotente dei poliziotti seduti nelle due auto, inchiodati da decine di colpi.
Tutti erano morti, crivellati dai proiettili dei mitra, morti perché quello era il loro mestiere , “il mestiere delle armi” , ricordo di aver provato nei sentimenti di un giovinetto, un senso di ammirazione, per quegli eroi, molto anni dopo, studiando i miti greci, riflettendo sulle gesta degli antichi romani e ragionavo sul concetto di morte eroica.
Avevano dato la loro vita, così come dei samurai giapponesi, come marines americani, per difendere lo statista, seppi poi che tantissimi disguidi, e difetti dell’organizzazione delle scorte di allora, avevano contribuito al massacro, come ad esempio tenere la pistola, chiusa nel vano portaoggetti, o il mitra chiuso nel bagagliaio.
Questo sentimento mi ha guidato per tutta la vita, e credo sia stato alla base della mia decisione di diventare , un antropologo criminale, dedicarmi all’investigazione, e al giornalismo per divulgare , successivamente la criminologia.
Oggi, ricordando il sacrificio di quegli uomini, 45 anni dopo, io gli rendo omaggio e li ringrazio, per questo insegnamento.
