Il Time, oltre al riconoscimento alla persona dell’anno, ha attribuito alle donne dell’Iran il riconoscimento di “eroine dell’anno”
le giovani iraniane della generazione Z – sottolinea il magazine americano – vivono una vita che è sempre più “in contrasto” con il messaggio ideologico della Repubblica islamica,
Tra una repressione sempre più forte e le sanzioni statunitensi che hanno devastato l’economia del Paese mentre il sistema di potere appare “paralizzato” e “preferisce l’isolamento” internazionale.
Il regime sembra avvitarsi ogni giorno di più nella spirale della repressione e della violenza contro manifestanti e oppositori: dalla fine di novembre, centinaia di casi di avvelenamento respiratorio sono stati segnalati tra le giovani allieve principalmente nella città a Sud di Teheran
Secondo alcuni analisti le proteste coinvolgono oramai l’80% del Paese e gli iraniani chiedono riforme strutturali sia sociali che economiche, dopo anni di crisi trascinata dalle sanzioni avviate con l’accordo per il nucleare (Jcpoe), arenatosi nel 2018.
A livello politico sono stati introdotti nuovi paradigmi, a volte coerenti con le nuove esigenze e richieste sociali e con le necessità economiche, ma è chiaro che non si tratta più di un paese rivoluzionario.
La rivoluzione è finita quando i radicali religiosi hanno istituzionalizzato la dottrina khomeinista della Velayat-e faqih, (tradotto comunemente come autorità del giurisperito) e consolidato il sistema politico attraverso una “teocrazia repubblicana”.
L‘Iran di oggi come è organizzato economicamente ?
A oggi la capacità produttiva iraniana è fortemente limitata dalla carenza di investimenti e da infrastrutture non aggiornate e spesso
Le difficili condizioni economiche e infrastrutturali, provocate sia dalle sanzioni sia dall’incompetenza e cattiva gestione da parte delle autorità iraniane, continuano a essere la causa scatenante di diffuse e trasversali proteste in tutto il paese.
Nel breve e medio termine potrebbero emergere nuove, significative ondate di proteste popolari con la conseguente repressione da parte del regime.

Circa il sessanta per cento dell’attività dello stato è pianificata a livello centrale, voce principale del Bilancio Iraniano è rappresentata dal petrolio, esso rappresenta infatti il 60% delle entrate statali.
E’ un monopolio statale quello del petrolio, la National Iranian Oil Company, appartenente al cento per cento allo Stato.
La fanno da padrone le grandi confraternite religiose, infatti il corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche controlla circa un terzo dell’economia iraniana attraverso filiali e trust.

Tutto viene gestito dalle organizzazioni religiose, ricevono tutti i finanziamenti dal governo centrale, non vengono effettuate gare di appalto.
L’Iran è il terzo produttore di rame al mondo.
Inoltre, una delle priorità del paese è lo sviluppo di esportazioni non legate al settore petrolifero.
I principali prodotti esportati sono petrolio (80%), prodotti chimici e petrolchimici, gas naturale, prodotti alimentari, cemento.
Lo stipendio medio per un lavoratore iraniano è oggi di 200 € al mese.
Visto l’attuale clima geopolitico dell’area e la possibilità di un escalation militare, l’Iran sta lentamente cercando di migliorare il proprio comparto bellico, adeguandolo alle sfide che potrebbe dover sostenere nel breve periodo.
Tuttavia, non c’è la certezza che gli iraniani siano in grado di utilizzare e, soprattutto, manutenere questa tipologia di mezzi con un certo grado di efficacia, viste le pessime prove date dall’esercito iraniano nel recente passato.