Un proiettile può costare fino a $ 20.000.
Questo è il prezzo che chiedono a tutti i parenti di coloro che sono stati condannati per un presunto reato di dissenso politico
Un proiettile in Iran può costare fino a 20.000 dollari.
Questo è il prezzo che le autorità persiane arrivano a far pagare ad alcune famiglie per aver recuperato il corpo dei loro cari giustiziati davanti a una squadra, per il reato di dissenso politico.
L’accusa dell’Onu.
“L’utilizzo come arma delle procedure penali per punire le persone che esercitano i loro diritti fondamentali, come coloro che partecipano o organizzano manifestazioni, equivale a un omicidio ” dello Stato.
Così il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Türk proprio nel giorno in cui l’ong con ‘Iran Human Rights’ denuncia il fatto che 109 persone, arrestate durante le dimostrazioni anti governative in corso da quasi 4 mesi nel Paese, rischiano di essere condannate a morte o giustiziate se la pena capitale per loro è già emessa.
La ong sottolinea inoltre che il numero potrebbe essere anche maggiore perché le autorità di Teheran esercitano pressioni sulle famiglie dei condannati affinché non rendano pubbliche le loro vicende.
Nella lista pubblicata dalla ong, la maggior parte delle persone hanno tra i 20 e i 30 anni e alcuni sono minorenni.
Sono 88 i giornalisti arrestati in Iran dopo il 16 settembre, quando sono iniziate le proteste anti governative ancora in corso, esplose in seguito alla morte della 22enne Mahsa Amini che ha perso la vita dopo essere stata arrestata perché non portava il velo in modo corretto.
Lo fa sapere la ong con sede a New York ‘Committee to Protect Journalists’ (Cpj) che ieri ha aggiornato il suo rapporto suoi reporter arrestati basato su fonti all’interno del Paese.
“La repressione ha portato l’Iran a diventare il peggiore carceriere di giornalisti al mondo nel censimento di Cpj del 2022”, fa sapere la ong.
Intanto Teheran ha fatto sapere che l’esecuzione di due manifestanti arrestati e già condannati a morte, il 22enne Mohammad Ghobadlou e il 19enne Mohammad Boroughani, non è ancora stata programmata.
A renderlo noto è stata l’agenzia della Magistratura iraniana, Mizan. “L’esecuzione della condanna a morte di Ghobadlou, accusato di avere ucciso un agente di polizia, e di Boroughani, accusato di avere un coltello e di avere incendiato l’edificio di una prefettura durante le dimostrazioni, è stata fermata per ‘procedimenti legali incompleti'”, ha fatto sapere Mizan.
Ieri mattina, molte persone, compresi i familiari dei condannati, si erano radunate davanti al carcere di Rajaeishahr a Karaj dopo che si era diffusa la notizia del trasferimento dei due giovani in celle di isolamento per essere successivamente impiccati in pubblico.
L’avvocato di Ghobadlou ha fatto sapere ieri di avere richiesto la ripresa dei procedimenti legali in modo tale che l’esecuzione venga fermata.