Il Fondo salva stati, è un’istituzione governativa dotata di un capitale di circa 700 miliardi di euro che entra in funzione per sostenere i paesi membri in difficoltà economica, ma con alcune condizioni.
Si tratta di un’istituzione intergovernativa che non è sottoposta alla legislazione dell’Unione europea, ma a quella internazionale, creata in sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf), istituito in maniera temporanea per soccorrere Grecia, Irlanda e Portogallo.
Ci sono molte ragioni per l’Italia per non accedere al MES , e di conseguenza di non ratificare il trattato e per non richiedere prestiti a questa istituzione, poiché il meccanismo di stabilità europeo, così come è stato approvato , lascia molti dubbi sulla sicurezza per la Nostra economia.
Ogni intervento del Mes, infatti, è solitamente accompagnato dalla promessa di riforme economiche e fiscali da parte dei paesi richiedenti.
Quando si accede agli aiuti del Mes, la politica economica nazionale viene posta sotto la supervisione dell’organizzazione e di altre istituzioni internazionali: il Fmi, la Bce e la Commissione europea.
La famosa Troika, che generalmente prevede un programma di riforme di tipo mercantilistico, che potrebbero comportare un caro prezzo a livello sociale, con gravi tagli alle pensioni e alla sanità, l’incremento della pressione fiscale sulla cittadinanza e un conseguente aumento delle disuguaglianze.
Oltre a prevedere sempre un programma di privatizzazioni;
delle infrastrutture dei paesi “aiutati”, con cessione di asset quali, autostrade, porti, ed infrastrutture quali linee aeree e telefoniche, o energetiche.
Generando così una crisi , che sarebbe peggiore della precedente, poiché priverebbe detti stati delle strutture necessarie, ad iniziare una eventuale risalita.
Il fondo sarebbe quindi pronto a piombare sulle nostre disastrate casse per incatenare l’Italia a riforme “lacrime e sangue”, come avvenuto già in Grecia.
Una nuova forma di colonizzazione insomma, mascherata da aiuto finanziario, che converrebbe solo a fondi sovrani e a banche di investimento internazionale.
L’accordo raggiunto sul Meccanismo europeo di stabilità prevede che l’accesso ai prestiti possa essere richiesto entro il 31 dicembre 2022.
Bene fa’ quindi il governo Meloni a investire il parlamento, come giustamente prevede il Nostro ordinamento chidendo allo stesso di declinare la richiesta di ratifica del trattato.