“In una lettera datata 7 novembre 1500, Agostino Chigi, che fu fra i più grandi mecenati del suo tempo, definiva Perugino ‘il meglio maestro d’Italia’, mentre il padre di Raffaello, il pittore Giovanni Santi, lo chiama “divin pittore” in alcuni suoi versi. .
Pietro Vannucci, figlio di Cristoforo, meglio conosciuto come il Perugino, nasce a città di Pieve intorno al 1450, alcuni scritti di Giorgio Vasari collocano la morte del Perugino tra febbraio e marzo 1523, quando l’artista aveva 78 anni.
Di conseguenza, la sua nascita potrebbe collocarsi tra il 1445 e il 1446.
Il nome della sua “casata” deriva dal nome del bisnonno dell’artista, Giovanni, nome solitamente abbreviato in Vanni o Vannuccio; da qui la dicitura definitiva Vannucci.
Successivamente, nel Libro Rosso della Compagnia di San Luca di Firenze (confraternita che riunisce gli artisti che lavorano a Firenze in quegli anni), l’artista è registrato come Pietro da Cristofano da Perugia.
Questo perché, superati i confini regionali, Perugia era molto più conosciuta rispetto a Città della Pieve.
La sua prima formazione artistica avviene nelle zone di Perugia, iniziata a circa 20 anni nel suo borgo natìo, nella bottega dei figli del pittore senese Niccolò di Bonifazi. Sappiamo per certo che, intorno al 1460, il Perugino affianca come apprendista Piero della Francesca ad Arezzo; forse lo segue anche a Sansepolcro, Urbino e Perugia.
Nel 1470 arriva a Firenze e frequenta una delle botteghe cittadine più famose all’epoca, quella di Andrea del Verrocchio.
Nell’ambiente fiorentino moltissimi giovani artisti studiano per perfezionare la loro tecnica; proprio qui il Perugino entra in contatto con Leonardo, Botticelli, Lorenzo di Credi, Ghirlandaio e Filippo Lippi.
Nel 1472 il nome del Perugino appare tra quello dei pittori impegnati a lavorare alla Compagnia di San Luca: questa data segna la fine del periodo di apprendistato nella bottega del Verrocchio e l’inizio della sua carriera di artista autonomo.
Raffaello che lo ritrasse in questo bel dipinto.
Il 2023 sarà ricordato come l’anno del Perugino.
La mostra “Perugino nel suo tempo”, titolo scelto per restituire all’artista il ruolo che il pubblico e la sua epoca gli avevano assegnato, presentando i maggiori capolavori, tutti antecedenti al 1504, nel momento in cui si trovava all’apice della sua straordinaria carriera.
Era davvero molto abile, il maestro di Raffaello, al punto da essere considerato tra i più influenti pittori italiani del suo tempo.
Le tavole del Perugino e i suoi affreschi rimangono nella nostra memoria come immagini incantate di una infantile, nostalgica bellezza: è quasi impossibile, e forse inutile, ricordare esattamente una composizione.
I personaggi appaiono quasi intercambiabili per i loro gesti spesso ripetuti e la quasi totale assenza di moti dell’anima. insomma, l’arte del Perugino è perfino troppo bella per essere vera; al di là dell’immediata ammirazione, il pittore sembra appartenere a un’epoca lontana che non è la nostra.