L’albero della vita

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L’ALBERO DELLA VITA
Dell’albero sappiamo fin da piccoli, così per come ce lo raccontano e per come noi lo disegniamo,
che è saldamente legato alla terra per mezzo delle sue profonde radici che permettono alla pianta di
essere stabile e di crescere forte, quasi invincibile.
Nella tradizione cristiana ,ad esempio ,era un albero che, secondo alcune tradizioni religiose, Dio
pose nel Giardino dell’Eden, assieme all’albero della conoscenza del bene e del male.
Nell’esegesi ebraica è insegnato che originariamente i due alberi erano uniti, in seguito Adamo ne
separò le radici.

Precedentemente al peccato originale Adamo si elevava carpendo continuamente i
segreti e la modalità della sapienza superna.
Certi commentatori ritengono che l’Albero della Vita sia un adattamento ebraico di simboli già
presenti presso i popoli antichi: in effetti, ritroviamo in Egitto il sicomoro sacro come pure il Djed,
che giocano un ruolo importante nell’esoterismo egizio.

Altri Alberi della Vita esistevano ad
esempio nella tradizione mesopotamica di Elam con potenti risonanze cosmogoniche. .
Conviene precisare che l’Albero sefirotico, l’albero della vita ebraico, così come lo rappresenta la
Cabala ebraica è apparso solamente nel III secolo della nostra era in seno alle scuole rabbiniche.
Albero della Vita può essere visto come la rappresentazione del processo di creazione che mette
all’opera, tanto nel Macrocosmo che è l’Universo che nel Microcosmo che è l’ Essere Umano,
energie o potenze creatrici che emanano dal Creatore.

Lo schema dell’Albero della Vita è formato
da:
4 mondi,
10 centri energetici (o numerazioni chiamate Sephiroth),
3 veli di esistenza negativa non manifestata,
3 pilastri e 22 sentieri
il cui insieme forma le 32 vie della Saggezza (queste 32 vie corrispondono alle dieci Sephiroth e ai
ventidue sentieri).
L’Albero della Vita è tradizionalmente diviso in quattro sezioni, separate da tre veli orizzontali.
Il primo velo è quello dell’iniziazione.

Esso forma il limite tra Malkhut e il resto dell’albero.
L’iniziato che supera questo velo, all’inizio del suo lavoro, prende coscienza del mondo non
materiale, e può cominciare a padroneggiare il dominio spirituale e mentale.
Il secondo velo è il Paroketh.

Esso separa le tre Sephiroth del mondo psichico (Yessod, Hod,
Nezakh) da quelle dei domini superiori.

L’iniziato che lo supera raggiunge la piccola illuminazione,
la nascita di Tiferet, e prende coscienza della sua natura profonda.
Il terzo velo è quello della coscienza stessa.

Esso attraversa Daat, la non Sephira della conoscenza, e
separa le tre Sephiroth del mondo mistico (Tiferet, Ghevurah, Chessed) dalle tre Sephiroth
metafisiche (Binah, Khokhmah, Keter).

L’iniziato che lo supera raggiunge la sua natura divina, ma
perde la propria individualità:

è il dominio dell’estasi mistica.
Un quarto velo, il velo dell’esistenza, separa l’Albero della Vita stesso dal non creato primordiale,
l’Ain Soph Aur.

L’iniziato che lo supera raggiunge Dio, ma perde la sua esistenza (perché è scritto
che nessuno può vedere Dio e vivere).
Inoltre, quest’albero è riconducibile ad Yggdrasill, della mitologia norrena; infatti R.Boyer, storico
delle religioni e linguista francese, individua tre ambiti simbolici di questo albero:
è fonte della vita, delle acque eterne, è l’albero che dà la vita

;è fonte del sapere, è all’origine della
sapienza di Odino; è fonte del destino predisposto dalle Nornir (le Parche greche): la sorte degli dèi
e degli uomini è indissolubilmente vincolata a questo albero.
Infine si può notare una certa somiglianza al nostro comune “albero di Natale”: una delle tante
pratiche pagane riportate nel Cristianesimo…
DENISE BARONE

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