
Dario Miccheli
La scissione di Di Maio, è conseguenza di una serie di concause politiche che si sono abbattute sul Movimento.
La continua erosione di voti , i sondaggi impietosi, la norma interna del doppio mandato, la necessita per alcuni di trovare “lavoro” dopo la non rielezione o la non ricandidatura , impone la necessità di scelte eticamente non conformi allo statuto del movimento.
Giova ricordare che questo movimento “antisistema”, come si autodefinivano, a goduto di un periodo di splendore elettorale senza precedenti, diventando il primo partito come numero di voti riportati.
Il problema nasce nel momento in cui , insediati nelle camere , i rivoluzionari, che dovevano cambiare la politica, diventano parte stessa del sistema.
La gestione del potere logora chi non ce l’ha, sosteneva il grande Andreotti, in questo caso , addirittura, modifica le spinte rivoluzionarie, in spinte di acquisizione, inteso come avere, detenere, gestire il potere.
Nasce qui il primo vero problema, come mantenere le promesse elettorali, senza disgregare il movimento?
La caduta è continua, il primo governo Conte, con Salvini, mal digerito dalla sinistra del movimento, il secondo Governo Conte, mal digerito dalla destra del movimento, ma il colpo finale arriva, tra il movimento e l’elettorato con la sottomissione ai PD e l’appoggio al Governo Draghi.
Come spiegare al popolo dei vaffa dei , che è necessario governare con tutta questa gente che non volevano più vedere.
Il declino è inesorabile, elezione dopo elezione il patrimonio elettorale dei cinque stelle si assottiglia sempre di più, creando un abisso di preoccupazione tra chi capisce che non sarà più eletto e sarà costretto ad andarsi a trovare un lavoro, le defezioni si moltiplicano, è l’inizio della disfatta e prodromica alla scissione che Di Maio è costretto a fare per non dover tornare al San Paolo, ora stadio Maradona, a vendere bibite.
Vedremo come si posizioneranno gli elettori, Alcuni colleghi giornalisti, sostengono che il non “pervenuto” Conte, “orbo di tanto spiro”, non sia in grado di tenere le redini di ciò che resta del movimento, dovremo stare a vedere, ma la partita è tragicamente in salita e non credo che Grillo riesca a risollevare le sorti, certamente, in parte compromesse dei Cinque Stelle.
D’altronde i movimenti “rivoluzionari” hanno da sempre un periodo ben delimitato per trovare collocazione, la rivoluzione continua non esiste
, prima o poi si sciolgono o diventano parte integrante di ciò che volevano distruggere o cambiare.
Comunque, Di Maio ,o Conte, vedremo in quanti vi seguiranno alle prossime politiche.