Sale la tensione tra Usa e Cina, cosa sta succedendo nello stretto di Taiwan
Missili cinesi bombardano una stazione ferroviaria di Taipei. Il presidente Tsai Ing-wen dichiara lo stato di emergenza.
Una guerra, attesa da decenni, è appena iniziata.
O no.
Solo secondo la rete televisiva taiwanese CTS, che la scorsa settimana ha lanciato erroneamente questi avvisi durante la sua diretta.
Le fake news a un certo punto potrebbero anche essere solo premature; premonizioni in assenza del passare del tempo che le confermano.
Giorni prima, esplosioni intermittenti di schegge hanno squarciato il silenzio sull’isola di Dongyin.
Fuoco vivo per un nemico assente.
Una chiatta contrassegnata da una croce rossa su sfondo bianco rappresentava il ruolo delle forze d’invasione.
L’esercito taiwanese ha effettuato manovre militari alla sua estremità settentrionale, un’enclave strategica vicino alla terraferma, che il governo ha definito “ordinaria”.

Secondo il ministero della Difesa di Taiwan l’operazione ha coinvolto 12 caccia, due aerei antisommergibili e un aereo da ricognizione.
Sabato era stata segnalata la presenza di otto bombardieri cinesi in grado di trasportare armi nucleari, quattro jet da combattimento e un aereo antisommergibile.
In entrambi i casi l’aviazione di Taiwan ha schierato i suoi sistemi missilistici di difesa.
La posizione di Pechino su Taiwan “è coerente e chiara: c’è solo una Cina al mondo e Taiwan è parte inalienabile del territorio cinese”.
La tensione è salita dopo l’ultimo transito di un’unità navale statunitense, il cacciatorpediniere Sampson.
L’unità navale è transitata nelle acque che dividono Taiwan dalla Repubblica Popolare Cinese.
Il transito è avvenuto dopo l’accordo siglato da Pechino con le isole Salomone, come riporta Agi.it.
TENSIONI ANCHE SUL PACIFICO
Ci sono tensioni anche sul Pacifico, dopo l’accordo sulla sicurezza stretto tra la Cina e Isole Salomone, di cui non sono noti i contenuti e visto da Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda come un apripista per una base navale cinese nel Pacifico.
Pechino respinge le critiche di Australia e Stati Uniti per la mancanza di trasparenza nell’accordo.
De Ficchy Giuovanni