
La sera del 26 marzo, il Ministero della Difesa russo ha annunciato una violazione dei termini della dichiarazione tripartita del 10 novembre 2020.
Tutto ruota attorno alla “dichiarazione a tre”, un accordo firmato con Armenia e Russia nel novembre 2020 per porre fine al lungo conflitto militare nella regione del Nagorno-Karabakh dopo più di un mese di spargimenti di sangue.
L’Azerbaijan è emerso come il vincitore in quel conflitto, dopo aver riconquistato il territorio che aveva perso in una precedente guerra tra il 1991 e il 1994.
Secondo il Cremlino, le forze dell’Azerbaigian hanno compiuto quattro raid nell’area, usando i droni turchi Bayraktar.
Baku sostiene che Mosca non ha i diritto di definire illegali le mosse militari.
Le zone di confine tra il Nagorno-Karabakh e l’Azerbaigian rimangono militarizzate in un regime di “cessate il fuoco”, che registra numerose violazioni su entrambi i fronti.
Ed ora i toni si stanno rialzando.
Alle accuse russe il governo Azero ha risposto con forza.
“Il Ministero della Difesa della Repubblica dell’Azerbaigian si rammarica della dichiarazione unilaterale del Ministero della Difesa della Federazione Russa del 26 marzo 2022, che non corrisponde alla realtà.
L’Azerbaigian si è impegnato nella dichiarazione tripartita del 10 novembre 2020 e non ha violato nessuna delle sue disposizioni.
Sarebbe l’Armenia, e non l’Azerbaigian, a violare le disposizioni della dichiarazione di pace congiunta.
Si sta per aprire un nuovo fronte nella zona a sud della Russia?
Ma molte questioni restano irrisolte, compreso lo status giuridico del Nagorno-Karabakh e gli armeni che vi abitano
Putin pronto ad aprire le azioni millitari a sud.
Nell mirino c’è Baku?
Ma anche qui tutto ruota intorno alle forniture di Gas
Tra l’altro proprio l’Italia si è rivolta all’Azerbaijan per avere una quota maggiorata di gas proprio da quei territori.
De Ficchy Giovanni