Il 6 marzo del 2017 Matteo Salvini ha dato notizia su Facebook di uno “storico accordo questa mattina a Mosca fra Lega e Russia Unita di Putin, rappresentato dal responsabile esteri, Sergey Zheleznyak”.
Poichè Salvini ha recentemente preso le distanze da Putin (“che è colui che ha la responsabilità della guerra, che ha aggredito l’Ucraina”)

“Agli occhi di molti la Russia di Vladimir Putin ha assunto quindi il ruolo di paese guida per coloro che tuttora fanno di valori quali il patriottismo, la famiglia e le tradizioni la base su cui ergere la propria realtà. Ideali che coincidono con la visione politica della Lega Nord, la quale ha deciso di intrecciare i propri interessi con quelli del partito di governo russo.”

Nel testo sono poi indicate le modalità della collaborazione politica, che prevede “un partenariato paritario e confidenziale tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana”. E anche scambi di “informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica Italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera della struttura del partito, del lavoro organizzato, delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico, così come in altri campi di interesse reciproco”.
Ora il partito di Salvini è alle prese con una spericolata “inversione a U” in politica estera, che tende a rimuovere velocemente tutte le impronte delle relazioni intessute con il regime greve di Vladimir Putin.
Tuttora in essere ?
Nella Lega nessuno abbia formalizzato la disdetta di quell’accordo che si intende “automaticamente prorogato per successivi periodi di cinque anni, a meno che una delle Parti notifichi all’altra Parte entro e non oltre 6 mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione dello stesso”
Ma al momento non vi è copia della revoca.
Una forza di un governo che aderisce alla Nato e all’Ue e che si oppone all’invasione russa, resta vincolata anche solo sulla carta al partito di Putin.
Il commissario della Lega Nord, Igor Iezzi però non ne vuole sentire parlare: “Non commento nulla, non ne so nulla”, si limita a rispondere all’AdnKronos che gli chiede se l’accordo con il partito di Putin è stato stracciato.
E’ oggi un bene ricordare chi ha preso a bersaglio le democrazie liberali, chi ha visto nel sistema russo un punto di riferimento, esaltando il decisionismo dell’Uomo forte e la cultura identitaria.
De Ficchy Giovanni