Musica E birra Parte 1

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La birra fu un elemento essenziale nella vita dell’antico Medio Oriente, all’alba della civilizzazione. Essa addolcì esistenze e amori di Sumeri, Egiziani e perfino dello stesso Mosè. Il genere umano coltivò il grano per fare il pane e produrre la birra. Di sicuro questa giocò un ruolo importante nel porre le basi della vita civilizzata e negli avvenimenti successivi. La birra era un elemento essenziale della vita, all’alba della civiltà e alcuni studiosi si sono spinti così in là da considerarla uno dei caposaldi della civiltà stessa. Infatti, il professor Solomon Katz, dell’Università della Pennsylvania, ha avanzato la teoria secondo cui il genere umano iniziò a coltivare il grano non per fare il pane ma per produrre la birra! Nel 1989, Fritz Maytag e la Anchor Brewing Company di San Francisco portarono lo scompiglio nella comunità americana consumatrice di birra, quando annunciarono di aver creato Ninkasi, una birra che costituiva il tentativo di riprodurne la prima prodotta in modo professionale dal genere umano. Presentata per la prima volta al convegno delle “microbreweries” nel Settembre del 1989, la Ninkasi, che fu disponibile nella zona della baia dopo pochi mesi, era la replica di una birra sumerica che veniva prodotta all’incirca nel 2.800 a.C. Con l’aiuto del professor Katz, Maytag presentò “L’Inno a Ninkasi”, antica poesia risalente al 1.800 a.C. e dedicata alla dea sumera della birra. La poesia contemplava anche una ricetta della birra sumerica che probabilmente risaliva al 2.800 a.C. Kas era l’antica parola babilonese che designava la birra (ed infatti è la radice della parola Ninkasi) e compare nelle tavolette antiche tanto spesso quanto la parola kasnida, che significa pane per la birra. Il birraio era il lukasninda, ossia “l’uomo del pane della birra”. In quell’epoca, la maggior parte delle birre era prodotta principalmente con orzo, e infatti gli scavi archeologici hanno portato alla luce stoviglie contenenti resti di orzo e di miscela di malto e acqua. Le birre erano aromatizzate (come la Ninkasi prodotta dalla Anchor) con miele e sciroppi preparati con datteri, fichi o succhi di frutta concentrati. I primi Babilonesi, come pure i Siriani, gli Ittiti, gli Armeni e i Greci, erano soliti bere la birra da grosse brocche, per mezzo di cannucce. Tra parentesi, tale costume fu preso in prestito da Maytag, per l’assaggio di presentazione della sua Ninkasi. Come accadde oggi, la Babilonia di quasi 5000 anni fa annoverava una notevole varietà di birre. Esse includevano la birra scura (kassi), la birra scura di prima qualità (kassag), la birra premium (kassagasaan) e un prodotto che d’aspetto, se non anche di gusto, assomigliava probabilmente moltissimo a birre assai conosciute attualmente, come la Bass Ale o la stessa Anchor Liberty Ale di Maytag. Questa era nota come kassig, o birra rossa. Esisteva anche una birra aromatizzata con spezie, chiamata kurungig. La birra giocava un ruolo di primo piano nella vita di corte, tanto che esisteva una speciale birra “reale” chiamata kasnaglugal. La birra veniva anche offerta in sacrificio agli dei, e in particolare a Ningisru. Nella gerarchia delle divinità c’era naturalmente la dea Ninkasi, che viveva sul monte Sabu, luogo mitico il cui nome significava “la montagna dell’oste”. La fabbricazione della birra e del pane erano attività praticate abitualmente nelle case dell’antico Egitto; infatti la birra era indispensabile sul desco quanto il pane. La parola egiziana per la birra era fty, mentre il procedimento di fabbricazione era noto come th. La birra stessa era conosciuta con il nome di hkthek, o hekt. Tale parola era probabilmente una deformazione dell’antico termine babilonese hiqu, di cui vi è traccia in un’iscrizione su un tempio di Dendera. Esso deriva dall’unione del nome della dea Hathor, “inventrice della birra”, e della dea Menqut, la “dea che fabbrica la birra”, raffigurata al fianco di Hathor su un dipinto murale, in una posa che ricorda la ragazza di St. Pauli mentre regge un paio di boccali di birra. I più antichi testi egiziani elencano varie qualità di birra, comprendenti la birra scura e la iron beer (così chiamata, in omaggio ad Iron City, città della Pennsylvania).

Vi si nominano anche quelle intriganti birre “elaborate” note come hes e hktsty; la birra della Nubia e infine, forse anche una lontana parente della kasusasig babilonese. Gli slogan pubblicitari sembrano aver giocato un ruolo assai importante nel descrivere le birre più commerciali, in quanto le facevano conoscere con definizioni quali “la birra dell’amico”, “la birra del protettore”, “la birra che non si deteriora” e “la birra della dea Maat”. Ve ne sono due in particolare, che chiunque avrebbe sicuramente voluto assaggiare, vale a dire “la birra dell’eternità” e “la birra della verità”. La maggior parte delle birre veniva offerta in vendita pubblicamente, spesso servita in coppe, distribuite da giovani donne. La birra dell’antico Egitto era prodotta quasi esclusivamente con orzo, e alcune parole usate per designarla si traducono letteralmente come vino d’orzo.

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Redatto Da Giovanni De Ficchy Ed Eros Spada

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